Aviano 19 Giugno: manifestazione antimilitarista contro guerre, riarmo ed eserciti

La guerra In Ucraina, i nazionalismi e l’autodeterminazione dei popoli

Sono ormai 3 mesi che la guerra è ritornata prepotente non tanto lontano da noi. Gli echi dello smembramento e degli odi nazionalisti nella ex Jugoslavia alimentano una paura che ha tutte le ragioni di interessarci: perché non siamo estranei, non lo siamo stati in questi decenni di export d’armi agli stessi paesi ora coinvolti in guerra (Russia e Ucraina), così non lo siamo oggi dove il governo Draghi prevede di aumentare di circa 13 miliardi la spesa militare dell’Italia.

Lo stato italiano di fatto era già in guerra, in quella guerra che si prepara in “tempo di pace”, una pace sempre più armata, che non può che portare poi a conflitti veri, fatti di distruzione (di case, palazzi, ospedali, scuole, strade, ponti, ferrovie, ecc.) e di vere e proprie stragi di civili (l’80% delle vittime dei conflitti nel mondo, dopo la seconda guerra mondiale, sono civili)! Perché è a quello, solo a quello, servono le armi e le Basi che le ospitano.

L’aggressione e l’invasione armata del governo putiniano all’Ucraina, alle sue popolazioni, è la prima condanna, senza se e senza ma, che va fatta. Certo esiste il problema del neo-nazismo in Ucraina e il problema dell’oppressione delle popolazioni russofone del Donbass, ma per la Federazione Russa (che peraltro ha sempre finanziato partiti e organizzazioni di destra ed estrema destra in Europa) questi sono solo pretesti per giustificare una logica espansionista che quantomeno vorrebbe arrivare fino a Odessa e alla Transnistria in Moldavia.

Quando da un punto di vista antimilitarista si affrontano questi problemi di tipo “confinario” e di “integrità territoriale” si deve prestare molta attenzione perché il rischio di cadere in qualche trappola nazionalista-statalista è molto elevato. Però va anche detto che la lotta contro tutte le guerre, tutti i nazionalismi e tutti i neofascismi comunque mascherati, non può prescindere dal “principio di autodeterminazione dei popoli” che, fortunatamente, in questa fase storica può avvalersi di innovativi approcci non-statali, come nel caso della lotta delle popolazioni curde in Rojava.

Gli imperialismi

Non possiamo tacere altri fatti che tutti noi conosciamo: se da un lato l’imperialismo russo non ha mai smesso, nonostante i cambi di regime politico, di affermarsi con vari mezzi (militari in Afghanistan, Georgia, Crimea, Siria, ecc. e finanziari e capitalistici in Africa, paesi arabi e parte dei paesi confinanti considerati d’Influenza), dall’altro lato l’imperialismo occidentale, sotto l’egida NATO, è sempre stato e rimane tuttora, quello più aggressivo, nonostante un suo relativo indebolimento in un mondo cosiddetto “multipolare”.

Le spese militari

Secondo i dati dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) (rapporto uscito ad Aprile 2022 per il 2021), gli Stati Uniti hanno speso 801 miliardi di dollari, pari al 3,5% del loro prodotto interno lordo, ma soprattutto pari al 38% dell’intera spesa militare mondiale che è di 2.113 miliardi di dollari nel 2021 con un incremento dello 0,7% rispetto al 2020.

Il complesso militare industriale ha bisogno permanente della guerra

Inutile ricordare tutte le guerre e i conflitti a bassa intensità, utilizzando spesso staterelli per procura, che gli anglo-americani ma anche buona parte degli stati europei più intraprendenti, hanno messo in campo in tutto il mondo. Compreso il nuovo protagonismo del militarismo italico che con la guerra in Libia ha patrocinato il suo interventismo come membro di primo piano della NATO stessa. Come ricordava il capo di stato maggiore dell’aeronautica militare, il generale Giuseppe Bernardis, in Libia durante le operazioni Odyssey Dawn e Unified Protector NATO (2011), l’Italia eseguì 1900 raid e 456 bombardamenti.

La base di Aviano

Si tratta di una base USAF (che fa parte dell’United States Air Forces in Europe); è ospite dell’aeroporto “Pagliano e Gori” nel Comune di Aviano (PN) dell’aeronautica militare italiana, tramite accordi bilaterali segreti che dispongono il doppio comando.

La base allo stesso tempo “ospita” le strutture militari della NATO e da fonti certe (americane) è noto che sotto il suolo della pedemontana pordenonese ci sono circa 50 atomiche B61-4 di potenza variabile tra 45 e 107 chilotoni, secondo il concetto NATO di “condivisione nucleare”. Quindi siamo da sempre un obiettivo sensibile in relazione a una possibile escalation di guerra nucleare, come quella paventata da Putin per intenderci.

Il militarismo nella Regione Friuli Venezia Giulia: una piaga mai guarita

In FVG abbiamo 9 poligoni militari nei quali vengono effettuate esercitazioni a fuoco, aviolanci di mezzi pesanti e, in passato, si è allegramente usato il torio radioattivo (Cellina-Meduna) e probabilmente anche l’uranio impoverito (Cao-Malnisio). Si tratta di siti che dovrebbero essere a protezione speciale per la loro biodiversità (SIC e ZPS). È inoltre ben noto che in FVG abbiamo la più alta densità di strutture militari d’Europa, ormai per la gran parte in totale stato di abbandono: quasi una caserma ogni 15 km.

Se pensiamo che tutte queste aree abbandonate avrebbero bisogno di ingenti misure di bonifica per poter essere riconvertite, possiamo solo immaginare la spesa a carico della collettività. Non contenti poi ci sollazziamo con il militarismo delle frecce tricolori: vera vergogna nazionale. Prima di chiudere questo comunicato apprendiamo dalla stampa locale (17 maggio) che tra luglio e agosto ci saranno “15 giorni di bombe” nel poligono Cellina-Meduna con esercitazioni tarate sugli “scenari bellici registrati in Ucraina”.

Contro la guerra, contro la pace armata, per la rivoluzione sociale, ecologica e proletaria

Il militarismo, la militarizzazione del territorio e tutto ciò che ci gira attorno sono solo un’enorme danno alla vita umana e all’intera biosfera. L’invio delle armi nei territori in guerra (ininterrotto finora) e il previsto aumento delle spese militari al 2% del PIL, di fatto ordinato dalla NATO e a cui il governo italiano acconsente senza battere ciglia, prevedendo che il DEF per la spesa sanitaria scenda dal 7% del 2022 al 6,2% nel 2025 determina una prospettiva che grida solo vendetta.

Infine, facciamo appello alla diserzione, al signornò a tutti gli eserciti, alle lavoratrici e ai lavoratori perché s’impegnino in uno sciopero generale, generalizzato e internazionale contro tutte le guerre, per fermare l’escalation guerrafondaia dei rispettivi governi, nel folle progetto di devastazione della comunità umana e dell’ambiente naturale a causa dei colpi di coda di un capitalismo ormai nella sua fase terminale, causa principale anche della devastazione ecologica e dei mutamenti climatici.

A cura del Coordinamento Regionale Libertario riunitosi in fase preliminare a Monfalcone il giorno 8 Maggio 2022

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